27. Januar 2025
«OMBRE NOMADE. ARTE DAGLI ANNI 1930 AL 2000»
Esposizione MACT/CACT Museo e Centro d’Arte Contemporanea Ticino, Bellinzona, fino al 20 aprile 2025

Immagine: © Rudolf Mumprecht, Collezione privata, Svizzera
Avigdor Arikha / Mathias Balzer / Matti Basis / Oskar Dalvit / Mordechai Feuerstein / Osias Hofstätter / Horst Janssen / Aharon Kahana / Moshe Kupferman / David Lan-Bar / Raffie Lavie / Uri Lifshitz / Yona Lotan / Max von Moos / Mattia Moreni / Gunnar Müller / Rudolf Mumprecht / Otto Nebel / Lea Nikel / Zoltan Perlmutter / Meir Steingold / Igael Tumarkin
Il tema centrale della mostra è fondamentalmente quello di ripercorrere un passaggio tra epoche: dal primo Novecento, intriso di ambizioni repubblicane, fino ad arrivare al tempo della democrazia dalla fine della guerra, sia in ambito socio-politico che culturale, con situazionismi anche recenti, che preconizzano di nuovo microfratture, tali da dover ripensare e ridelineare – in ambito artistico ma anche politico – identità ferme, che ci riconducano soprattutto a un senso dell’essere.
Dopo i tempi bui degli anni 1930, ecco che la ricostruzione si avvera con nuovi approcci di apertura, continuamente in equilibrio tra figurazione e astrazione. Tale dialogo – sempre che il concetto di astrazione non venga confuso forzatamente e banalmente a quello di informalità – esiste da sempre.
All’interno di altri contesti espositivi, ci saremmo focalizzati maggiormente su di una datazione più storica, che assiste alla nascita dell’arte astratta negli anni 1940, sia in Europa che negli Stati Uniti, per quanto in mostra vi siano – comunque – alcuni esempi.
Nel caso specifico di questa mostra, tuttavia, ci basta confrontare la produzione europea, di cui una parte – in conseguenza delle leggi razziali – pur nascendo in Europa, continua a svilupparsi in Israele, rafforzando quell’asse Gerusalemme-Berlino, che ci ricorda fondamentalmente la radice cristiano-giudaica del nostro continente. Pensiamo a Osias Hofstätter (che pure visse in Svizzera per un determinato tempo, sottraendosi alle persecuzioni razziali), Aharon Kahana, Moshe Kupferman, David Lan-Bar e altri. Oppure Avigdor Arikha, di cui presentiamo una collaborazione tra la scrittura di Samuel Beckett e l’opera calcografica dell’artista israeliano, per il testo beckettiano L’Issue (1968) per Les Éditions Georges Visat Paris.
E come sempre nel nostro caso, vi sono autori prontamente recuperati dal dimenticatoio; come Oskar Dalvit, l’italiano Mattia Moreni o il tedesco Rudolf Mumprecht.
«OMBRE NOMADE», con il suo titolo, cerca di riflettere sul dialogo tra il primo 1900 e l’espansione del dopo guerra, che ha creato momenti di grande libertà nel dare forma a un nuovo concetto di nomadismo, soprattutto a partire dagli anni 1950-60.
Mario Casanova
Contatto:
https://www.cacticino.net/mostre/arte-israeliana-ombre-nomade/
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