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13. Februar 2022

«JAPAN. ARTS AND LIFE. LA COLLEZIONE MONTGOMERY»

Esposizione Museo delle Culture Lugano (MUSEC), Villa Malpensata, fino al 8 gennaio 2023

Immagine: Marubon. Vassoio laccato. XIX secolo. © 2022 Jeffrey Montgomery/FCM

Si apre al Museo delle Culture di Lugano la grande mostra dedicata alla Collezione di Jeffrey Montgomery. Da oltre cinquant’anni di casa proprio a Lugano, è una delle maggiori e più conosciute raccolte di arte giapponese al di fuori del Giappone. Con questo progetto il MUSEC celebra una passione collezionistica e un patrimonio di grande valore artistico e culturale. Un patrimonio che dà prestigio a Lugano, consolidando così gli storici legami della città ticinese con il collezionismo d’arte privato svizzero e internazionale.

Allestita sui due piani dello Spazio mostre di Villa Malpensata, sede del MUSEC, la mostra «JAPAN. Arts and Life» presenta al pubblico centosettanta opere risalenti al periodo fra il XII e il XX secolo – tra cui tessuti, arredi, dipinti, oggetti di culto e del quotidiano – accuratamente selezionate tra gli oltre mille oggetti raccolti nel corso di una vita da Jeffrey Montgomery. Rinomata in tutto il mondo, la Collezione Montgomery manifesta una straordinaria ricchezza e una sostanza singolarissima: è «orientale», e al contempo esprime una cultura «popolare», riletta in termini estetici elevatissimi dalla scelta elegante e raffinata del collezionista che vi ha dedicato la sua vita.

Immagine: Hitatare. Giacca maschile utilizzata per il teatro. Prima metà del XX secolo. © 2022 Jeffrey Montgomery/FCM

L’esperienza e la sensibilità del collezionista sono al centro del progetto elaborato dal MUSEC e ne segnano l’originalità, rispetto al modo con cui la sua collezione è stata fino ad oggi interpretata. Come scrive Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC, nel suo testo introduttivo al catalogo della mostra: «Tutte le collezioni d’arte hanno un senso e un valore profondo soltanto se legate alla dimensione esistenziale e all’esperienza umana di chi le ha volute, progettate e concretizzate intorno a sé. Il collezionista è indispensabile alla collezione: non soltanto perché l’ha realizzata, ma perché ne assicura l’originalità, interpretando lo spirito del tempo». 

La Collezione Montgomery è il frutto della ricerca interiore che ha accompagnato la vita di un uomo che non si considera il padrone, bensì piuttosto un keeper, il fortunato custode di un patrimonio di oggetti legati fra loro da una segreta forma di solidarietà. Le opere raccolte con infinito amore nel corso di una vita sono altrettanti strumenti per avvicinare e scoprire gli innumerevoli lati della cultura giapponese, cui Jeffrey Montgomery ha dedicato una profonda esplorazione e che ha sentito da sempre particolarmente vicina alla propria sensibilità. L’asse portante della sua visione del mondo riguarda la bellezza della semplicità, considerata alla stregua di una guida nascosta e profonda. La rarefatta raffinatezza che caratterizza determinati generi d’arte giapponese, come le pitture, i tessuti e le lacche, si coniuga in modo quasi ineffabile all’austera e, per molti versi, ruvida semplicità degli oggetti del quotidiano. Si tratta di una combinazione quasi ossimorica che è capace – sono le parole del collezionista – «di produrre capolavori che affascinano perché in grado di combinare la più profonda genuinità con il gusto dell’essenziale. Cose che, se non ti soffermi attentamente a guardarle, possono sfuggirti ma che, se sei capace di osservarle a lungo, quasi a carpirne l’essenza, generano dentro lo spettatore un’inesorabile sensazione di bellezza».

L’armonia con la natura e il rispetto della tradizione

Nelle riflessioni di Jeffrey Montgomery, la bellezza è autentica quando è ispirata alle forme della natura, perfette nella loro assoluta imperfezione. La creatività personale e l’individualità artistica non sono in cima alla scala dei valori dell’arte giapponese. Non perché si tratti di valori disprezzati, ma perché ogni genere di opere è innanzitutto il risultato della capacità dell’artista di esprimere le abilità tramandate dai suoi antenati. Abilità che affondano la loro origine nella notte dei tempi, facendo sentire l’artista parte di una storia di bellezza ininterrotta. Utilizzando un termine occidentale potremmo chiamare tale valore con il nome di «tradizione», associandovi anche il senso di una ricerca che ha insegnato all’uomo l’importanza di lavorare in armonia con la natura e nel rispetto, profondamente religioso, dei «segreti» del mestiere, per continuare a rendere, in definitiva, migliore il mondo. L’opera d’arte in tal senso esprime una materialità che, lungi dall’essere tecnica, come accade in genere nel mondo occidentale, riporta piuttosto all’idea di un’incessante trasformazione del mondo e al sentimento di insanabile nostalgia che tale trasformazione comporta.

L’impermanenza delle cose

Il punto di arrivo della passione collezionistica di Jeffrey Montgomery non può che essere di natura esistenziale. Le sue opere non generano un accumulo materiale ma restano isolate, ciascuna dotata di una propria specifica identità, come strumenti capaci di suscitare e accompagnare un vero e proprio percorso spirituale sul senso della vita. Se vi è comunanza la si rintraccia, al di là delle forme, in un valore antico e proprio della civiltà che le ha generate per cui la pace interiore passa attraverso l’accettazione del fatto che nulla è finito, che nulla è perfetto e che nulla dura.

Il Catalogo

L’esposizione si accompagna di un volume in inglese curato da Francesco Paolo Campione, in collaborazione con Moira Luraschi (Japan. Arts and Life. The Montgomery Collection, Skira, Milano, pp. 283).

cp

Contatto / Contact:

https://www.musec.ch/ 

#JeffreyMontgomery #CollezioneMontgomery #MUSEC #MuseodelleCultureLugano #VillaMalpensata #JapanArtsAndLife #FrancescoPaoloCampione #CHcultura @CHculturaCH ∆cultura cultura+

Immagine: Futonji. Copriletto decorato con una carpa (koi) che emerge dalle onde e un emblema araldico. Prima metà del XX secolo. © 2022 Jeffrey Montgomery/FCM

 

  • Beitrags Information
  • Author
  • Daniel Leutenegger
  • 13. Februar 2022
  • Museum, Ausstellung, Galerie

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